Rainer Maria Rilke

22 Luglio – 21 Ottobre 2007
Castello di Duino

Rainer Maria Rilke
Il poeta e i suoi angeli

«Forse non è un caso che le Elegie Duinesi abbiano preso l’avvio proprio in un castello immensamente arroccato sul mare, che come un promontorio di esistenza umana guarda con alcune finestre, anche le mie, su una distesa marina smisuratamente aperta, direttamente sul Tutto.»
Da una lettera di Rilke a Hedwig Fischer, 1911

La mostra Rainer Maria Rilke. Il poeta e i suoi angeli è ospitata dal 22 luglio al 21 ottobre 2007 nella sede del Castello di Duino, dimora storica dei principi Della Torre e Tasso, ed è curata da Pier Giorgio Carizzoni, già  curatore nel 2006 della Mostra dedicata a Sigmund Freud nel Castello di Gorizia per il 150° anniversario della nascita del fondatore della psicoanalisi.

La mostra, promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dalla Provincia di Trieste, dal Forum Austriaco di Cultura a Milano e dall’Ufficio per i rapporti culturali con l’estero del Land Alta Austria,patrocinata dal Comune di Duino-Aurisina e organizzata dalla Associazione Culturale Dioniso e dal Forum Austriaco di Cultura, si snoda all’interno dell’incantevole Castello di Duino immaginando Rilke (1875-1926) mentre, dalla finestra della sua stanza nel castello, apre il proprio sguardo commosso sul mare Adriatico e sull’orizzonte più lontano compiendo un viaggio nella memoria, tra incontri e luoghi decisivi di un percorso artistico irripetibile.

Il principe Carlo della Torre e Tasso ricorda che fu proprio durante il suo soggiorno al Castello, ospite della sua bisnonna principessa Marie von Thurn und Taxis, che Rainer Maria Rilke, nel 1912, iniziò a comporre le famose Elegie Duinesi.

La mostra è suddivisa in “finestre”, spazi dello sguardo proiettato all’esterno, ma anche rivolto all’interno: guardar fuori per cercare dentro.

La mostra consta di circa 80 fotografie, di cui una cinquantina in grande formato su cornice di radica, che ritraggono lo stesso Rilke, dall’infanzia agli ultimi giorni di vita, la moglie Clara Westhoff, lo scultore Auguste Rodin, la principessa Marie della Torre e Tasso, l’attrice Eleonora Duse, Lou Salomé, Sigmund e Anna Freud, la pittrice Paula Modersohn-Becker, Baladine Klossowska detta Merline, Friedrich Nietzsche e molte altre personalità  del tempo in rapporto con il poeta e la sua opera. In esposizione anche un numero significativo di documenti originali, volumi d’arte, edizioni rare del primo Novecento, qualche manoscritto, taccuini, cartoline, riviste, stampe, provenienti in massima parte dall’Archivio di Stato di Trieste e da Biblioteche italiane. All’interno delle vetrine e lungo il percorso espositivo sono riprodotti poesie scelte e brani di lettere che Rilke scrisse ai suoi corrispondenti, secondo un suggestivo gioco di rimandi che rivela la grandezza e la profondità  della sua prosa accanto all’ universalmente riconosciuto talento poetico.

TESTO DEL CURATORE DELLA MOSTRA :

Proprio le Elegie di Duino, capolavoro universalmente riconosciuto, completano la ricerca rilkiana di uno sguardo “nuovo” che superi la mera apparenza e la caducità  delle cose, per giungere al “lavoro di conversione continua dell’ amato visibile e tangibile nell’ invisibile vibrazione e agitazione della nostra natura”, alla ricerca dell’ essenza delle cose, di una loro profonda comprensione, che si trasfonda in parola, verso, canto.

Dalla complessità  della poesia rilkiana e dalle sue raffinate esegesi, scaturisce una stupefacente modernità  di pensiero: Rilke intuisce e descrive l’inesorabile approssimarsi di un appiattimento omologante della condizione umana, la brutalizzazione e violazione della natura con l’avvento della meccanizzazione forzata (oggi diremmo della tecnologia avanzata) e della produzione di “cose vuote”, l’orrore delle metropoli nelle quali dominano fretta e superficialità  dell’agire, la corsa al denaro e al possesso, l’indifferenza per i sofferenti. Rilke prefigura la progressiva dissolvenza delle cose in icone/feticcio, in potenti emblemi virtuali, finte riproduzioni seriali dalle sembianze sfuggenti; ci invita a tornare alla semplicità  dello sguardo dei nostri antenati e al patrimonio millenario di saggezza radicata nel genuino contatto tra uomo e natura, ad accettare la precarietà  dell’esistenza trasformando i nostri sogni e progetti in cose, in entità  realizzate. Il poeta ci esorta a sradicare con coraggio le vecchie e rassicuranti abitudini per ricercare una autentica intimità  con il Tutto, spalancando gli occhi sulla vacuità  dei miraggi che costituiscono la meta quotidiana di tanti uomini contemporanei, preda di penosi assilli per bisogni inappagati o inappagabili.

“Si tratta, con coscienza profondamente terrena, di introdurre ciò che qui vediamo e tocchiamo nell’orizzonte più ampio, estremo. Non in un aldilà  la cui ombra oscura la terra, bensì in un tutto, nel tutto.” Rilke

Comunicato

Rassegna Stampa

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