Rainer Maria Rilke

26 Ottobre – 23 Novembre 2008
Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza

Rainer Maria Rilke
Il poeta e i suoi angeli

Una mostra a cura di Pier Giorgio Carizzoni
Promossa da Comune di Piacenza, Forum Austriaco di Cultura a Milano, Galleria Ricci Oddi.

Ascolta l’intervista radiofonica al curatore P. G. Carizzoni

Galleria d’Arte Ricci Oddi
Via San Siro, 13 – Piacenza
Tel. 0523.320742
www.riccioddi.it

Associazione Culturale Dioniso
Via del Torchio 10
20123 Milano
Tel. 02.72.00.41.00
ass.dioniso@gmail.com
www.associazioneculturaledioniso.it

La mostra è suddivisa in “finestre”, spazi dello sguardo proiettato all’esterno, ma anche rivolto all’interno

Prima Finestra: Rainer Maria Rilke e i luoghi dell’anima

Nato nella Praga austroungarica di lingua tedesca, come Kafka e Werfel, il poliglotta Rilke legge e scrive correntemente il francese, studia appassionatamente il russo, controlla le traduzioni italiane delle sue poesie, stringe amicizia con decine di interlocutori delle più diverse nazionalità . Senza fissa dimora e sempre in cammino, attraversa instancabile l’Europa, dalla prima visita a Monaco appena ventunenne agli ultimi soggiorni di cura nella clinica svizzera di Valmont ormai cinquantenne. Nel primo ventennio del secolo lo seguiamo nei viaggi dalla Russia di Tolstoj e Pasternak (in compagnia di Lou Salomé), alla Venezia di Eleonora Duse, dalla Parigi di Rodin e di “Malte” alla Vienna di Hofmannsthal e Freud, dalla colonia di artisti di Worspwede presso Brema ai faraglioni di Capri, dalla Firenze rinascimentale alla Roma delle fontane, dal “castello sul mare” a Duino al Castello di Muzot presso Sierre.
Il suo inquieto nomadismo lo conduce sovente in dimore di pregio, grazie all’ospitalità  di munifici e aristocratici amici. I luoghi più cari rivestono un ruolo decisivo nel sollecitare potentemente la creatività  del poeta, offrendogli le condizioni ambientali migliori per esprimersi.
Le grandi città  come Parigi, Roma, Praga, sono per il poeta luoghi di solitudine, ma di segno diverso: solitudini coatte, dispersive, crudeli, che schiacciano l’individuo e il suo anelito alla libertà . Le grandi città  amate-odiate da Rilke, dalle vie lastricate di esseri malati e infelici (I Quaderni di Malte Laurids Brigge), di cui Parigi è l’esempio più significativo e contraddittorio, rappresentano una straordinaria scuola di vita, realtà  e sentimenti ostili da trasformare in opere d’arte. La Parigi di Rodin, di Gide, della scoperta di Cézanne, spinge Rilke a tradurre autori come Baudelaire, Mallarmé, Valéry e a comporre poesie in francese come Vergers, Les fenêtres, Les roses.
I viaggi in Russia del 1899 e del 1900 lasciano una traccia indelebile in Rilke: “Cosa devo alla Russia? è lei che ha fatto di me quello che sono divenuto, tutte le mie profonde radici sono là ”. Per Rilke la Russia è uno svelamento, il passaggio dalle incertezze del giovane poeta privo di riferimenti ad una fase creativa che, complice l’amica Lou Salomé, lo condurrà  ai primi riconoscimenti pubblici e a scrivere le prime opere importanti, a partire dal Libro d’ore (Das Stundenbuch).

Seconda finestra: Le donne-angelo

Rilke, sposo della scultrice Clara Westhoff nel 1901, nel corso della sua vita entra in intimo rapporto con un numero considerevole di donne, amanti e amiche, sostenitrici del poeta, sorta di “angeli” benevoli (non “terribili”) sotto la cui ala protettrice Rilke ha potuto maturare la sua arte, dedicando loro poesie o lettere meravigliose, saggi illuminanti. Il Rilke talora sofferente, insoddisfatto, in crisi creativa, alla costante ricerca di una perfezione attingibile solo in rari istanti, chiede conforto e consiglio alle sue donne-angelo, ottenendolo. Rilke non pare aver mai amato una donna di quella passione profonda e duratura con cui si definisce tradizionalmente un grande amore. Egli seduce le sue interlocutrici con un fascino schivo, colmo di parole radiose e profonde che sanno svelare le intimità  dell’animo umano, ma poi si ritrae, conquista per poi riguadagnare appena possibile una necessaria, inviolabile solitudine.

Tra le donne conosciute e ammirate da Rilke, due assumono un grande rilievo, tale da meritare una speciale collocazione: Marie Thurn und Taxis, principessa, grande amica e fiera sostenitrice, dal 1909 alla morte del poeta e Lou Andreas-Salomé (1861-1937), prima amante, poi amica fedelissima, dal 1897 alla morte del poeta.

Lou Andreas-Salomè

Terza finestra: Sfogliando felice le rose

Scoprii una nuova dolcezza: posare gentilmente sugli occhi una rosa, sino a non percepirne più la freschezza: soltanto la dolcezza dei suoi petali indugia ancora sulle mie palpebre come il sonno prima del levar del sole”.
Così il giovane, romantico Rilke nel suo diario preannuncia una passione che lo accompagnerà  sino alla iscrizione tombale dove ha voluto elevare un inno alla rosa e ai petali/palpebre che accompagneranno il suo sonno eterno.
Le rose rilkiane, mescolanza contraddittoria di bellezza fiorente ed effimera, emanano un profumo inebriante (“La tua flagranza, a noi, grida da secoli i suoi nomi più dolci”), divenendo “soffio divino”, epitaffio funebre, possesso e perdita, grembo aperto.

Rilke si circonda di rose, ne regala con dovizia alle amanti e alle amiche: lo immaginiamo incedere delicato con un bouquet in mano e una lettera di poesie d’amore in tasca (“Moi, j’aime les roses épistolaires / Io amo le rose epistolari”) a Venezia, tra calli e ponti, inseguendo la scostante Eleonora Duse o l’affascinante Mimà­ Romanelli.
Tra le pagine dei suoi libri inserisce petali di rose “luminose”.
La mostra si chiude con un florilegio di rose e di versi, tra cui quelli dell’iscrizione tombale nel cimitero di Raron, nel Vallese, dove il poeta cinquantunenne fu sepolto il 2 gennaio 1927, pochi giorni dopo la morte per leucemia.

“Rosa, oh pura contraddizione, gioia di essere il sonno di nessuno sotto tante palpebre” Rilke

Rassegna Stampa

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