Novembre 2012
Biblioteca Comunale di via Oglio, Milano

La poetica neorealista di VASCO PRATOLINI

CINEMA LETTERATURA
7° Edizione (2012)

Il Consiglio di Zona 4 nell’ambito delle manifestazioni organizzate dalla Biblioteca di via Oglio, 18 Milano presenta :

LA POETICA NEOREALISTA DI VASCO PRATOLINI

A cura della Associazione Culturale Dioniso
Coordinamento Pierfranco Bianchetti e Pier Giorgio Carizzoni
Testi Pierfranco Bianchetti

PROGRAMMA (INGRESSO LIBERO)

Martedì 13 novembre 2012, ore 18,30
Cronaca familiare (Valerio Zurlini, 1962)

Martedì 20 novembre 2012, ore 18,30
Le ragazze di San Frediano (Valerio Zurlini, 1954)

Martedì 27 novembre 2012, ore 18,30
Cronache di poveri amanti (Carlo Lizzani, 1954)

 

VASCO PRATOLINI nasce a Firenze il 19 ottobre 1913 da un’umile famiglia abitante in un popolare quartiere cittadino.
Rimasto orfano da bambino della madre, il giovane pur svolgendo vari mestieri, dall’operaio al venditore ambulante, dal barista al tipografo, si dedica da autodidatta con passione allo studio di Dante, Manzoni, Dickens ed altri classici, rovinandosi così la salute (si ammala seriamente di tubercolosi) per il troppo impegno profuso tra i libri e il lavoro.
Nel 1936 dopo la guarigione inizia a collaborare, grazie ad Elio Vittorini, con varie riviste letterarie tra le quali Letteratura, esordendo nel 1941 con il suo primo romanzo intitolato Il tappeto verde, seguito da Via de’Magazzini, che ottiene lusinghieri consensi; successivamente pubblica Le amiche (1943) e Il quartiere (1944).
Nel 1938 con Alfonso Gatto fonda la rivista Campo di Marte, un polemico foglio letterario soppresso dal fascismo solo dopo un anno di vita.
Le sue opere letterarie sono profondamente connotate da una condizione umana dolente di minacce ed ingiustizie.
Dopo aver rifiutato l’ideologia fascista, matura una coscienza politica democratica. Nel 1943 è a Milano redattore di Il Settimanale, ma poi torna a Firenze dove partecipa attivamente alla Resistenza con il nome di Rodolfo Casati.
Nel dopoguerra dopo un breve periodo ancora a Milano insieme ad altri intellettuali legati in particolare al cinema, si trasferisce a Napoli, dove rimarrà  fino al 1951 insegnando all’Accademia di Belle Arti.
Nel 1947 scrive due lavori fondamentali della sua carriera letteraria, Cronaca familiare e Cronache di poveri amanti.
Poco dopo pubblica La ragazze di San Frediano, romanzo che mette in luce la solare rappresentazione di una realtà  popolare fiorentina con un finale ispirato al Boccaccio.
Egli diviene uno degli esponenti più significativi del “nuovo realismo”, una corrente letteraria cui fanno capo anche Alberto Moravia, Elio Vittorini e Cesare Pavese. Il suo mondo è incentrato sulla realtà  cittadina; un luogo formato da individui legati tra loro da sentimenti di amicizia e solidarietà . Un mondo che sì ispira sempre al “realismo socialista” rappresentato da un popolo alla ricerca di una vita collettiva e solidale.
Nel 1955 pubblica Metello, il suo romanzo di maggior successo; uno sguardo affettuoso dedicato alla memoria di una Firenze a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, esattamente dal 1875 al 1902.
Lo scrittore inizia proprio quell’anno la sua trilogia Una storia italiana, affresco storico che riunisce il mondo operaio (Metello), il mondo borghese (Lo scialo) e gli intellettuali (Allegoria e derisione).
I personaggi scaturiti dalla sua penna sono caratterizzati da una presa di coscienza politica di classe e contemporaneamente da un’educazione sentimentale. Un percorso congiunto che porta l’individuo ad accrescere la sua maturazione umana. Il verismo ottocentesco e il vitalismo dello scrittore sono sentimenti tipici del popolo liberato dal fascismo alla fine della guerra.
Pratolini è stato anche per diversi anni giornalista a Milano Sera e a Paese Sera, ma negli ultimi venticinque anni della sua vita (morirà  a Roma il 12 gennaio 1991), di fatto, abbandonerà  la sua attività  letteraria lasciando in ogni modo un’impronta indelebile nella letteratura italiana.

Il cinema nell’opera letteraria di Pratolini

Il rapporto tra Pratolini e il cinema è stato da sempre molto felice e proficuo.
Già  nel 1954 Vasco Pratolini, mentre si stanno concludendo le riprese cinematografiche di Cronache di poveri amanti per la regia di Carlo Lizzani, (un romanzo che diversi registi da anni tentavano di realizzare), intuisce l’importanza di trasferire al cinema i suoi testi letterari, convinto dell’efficacia del binomio cinema-letteratura (“Ciò che la pagina scritta affida alla capacità  fantastica ed emotiva del lettore, l’immagine sullo schermo subito si materializza”).
Lo scrittore, che già  faceva parte degli intellettuali legati alla rivista Cinema – chiusa nel dicembre 1943 (a loro si deve il progetto “Ossessione”, il capolavoro di Luchino Visconti), dopo la liberazione di Roma nel 1944 risale l’Italia con le truppe alleate che, insieme ai partigiani, stanno sconfiggendo il nazifascismo.
Giunto nella Milano liberata dopo il 25 aprile 1945, egli s’ aggrega a Gianni e Massimo Mida Puccini, a Giuseppe De Santis e Carlo Lizzani, giovani ed entusiasti uomini di cultura provenienti dalla capitale per dar vita al periodico Film diretto da Mino Doletti. Gli incontri avvengono alla latteria Pirovini vicino alla sede del Corriere della Sera, luogo mitico nel quale s’ incontrano anche letterati e pittori.
Lo scrittore aveva collaborato l’anno prima con Roberto Rossellini per Paisà , scrivendo niente meno che i dialoghi degli episodi di Firenze e di Napoli nelle stesse settimane in cui lavorava con vigore al suo romanzo Cronache di poveri amanti.
Anche il rapporto con Visconti (il primo dei cineasti che tentò di ridurre per il cinema Cronache sognando Marlon Brando come protagonista) è intenso,e la sceneggiatura di Rocco e i suoi fratelli si avvale dei consigli preziosi dello scrittore fiorentino.
Nel 1950 Pratolini instaurerà  un altro duraturo sodalizio artistico con l’allora sconosciuto cineasta Valerio Zurlini, deciso all’epoca ad esordire alla regia proprio con Cronache di poveri amanti di cui, però non ottenne i diritti, consolandosi più tardi nel 1955 con la trasposizione filmica di Le ragazze di San Frediano, il suo primo e tanto desiderato lungometraggio incentrato su un altro lavoro di successo dello scrittore. Il regista nel 1962 dirige anche Cronaca familiare, film che vinse il Leone d’Oro a Venezia e al quale Pratolini collaborerà  con entusiasmo.
Ancora Zurlini sarà  ossessionato da un altro suo grande romanzo, Lo scialo di cui nel 1971 è pronta una monumentale sceneggiatura di oltre seicento pagine, una riduzione televisiva di sei puntate che non sarà  mai portata a termine. Anche una seconda versione messa a punto insieme ad Ugo Liberatore non andrà  in porto e Lo scialo troverà  finalmente la luce solo nel 1987 in uno sceneggiato televisivo diretto da Franco Rossi.
Pratolini s’impegnerà  ancora attivamente nel ruolo di sceneggiatore in altre occasioni: come autore del copione di La viaccia, pellicola diretta da Mauro Bolognini nel 1961, da un romanzo di Mario Pratesi e del soggetto del bel film di Nanni Loy Le quattro giornate di Napoli (1962), dedicato alla rivolta del popolo napoletano contro l’occupazione tedesca avvenuta il 28 settembre 1943.
Non dimenticando mai la sua fedeltà  al realismo militante, ma anche la sua caratteristica di narratore classico, Vasco Pratolini attraverserà  costantemente il cinema italiano dagli anni Quaranta agli anni Settanta con la sua illuminata presenza.

Cronaca Familiare

Cronaca familiare

Regia di Valerio Zurlini
Dal romanzo omonimo di Vasco Pratolini
Con Marcello Mastroianni, Jacques Perrin, Salvo Randone, Sylvie, Valeria Ciangottini
Italia, colore, 1962, 122 min.

Enrico, giovane giornalista di un quotidiano romano è sconvolto dalla notizia della morte del fratello minore Dino. Distrutto dal dolore egli ripercorre con la memoria il passato rivivendo la sua triste “cronaca familiare”. Dopo la morte della madre per complicazioni post parto, Dino è adottato dal maggiordomo di un nobile inglese che cerca con ogni mezzo di aiutare il ragazzo a dimenticare le sue modeste origini cambiandogli anche il nome in Lorenzo. Dopo alcuni anni i due fratelli, legati da un affetto profondo, riprendono a frequentarsi ed Enrico, trasferitosi a Roma, dove fa il giornalista, cerca di far riemergere i ricordi della loro vita in comune. I drammatici avvenimenti della guerra li separano ancora fino al 1944. Lorenzo, che nel frattempo si è sposato ed ha avuto una figlia, si ammala gravemente ed Enrico, dopo averlo portato con lui a Roma per curarlo senza successo, decide allora di riportarlo per l’ultima volta a Firenze.

Le Ragazze di San Frediano

Le ragazze di San Frediano

Regia di Valerio Zurlini
Dal romanzo omonimo di Vasco Pratolini
Con Corinne Calvet, Antonio Cifariello, Rossana Podestà , Giovanna Ralli, Giulia Rubini
Italia, 1954, bianco e nero, 87 min.

Un giovane meccanico fiorentino, bello e sbruffone, chiamato Bob (soprannome ispirato al divo Robert Taylor e che negli anni Cinquanta era dato in Toscana a tutti i tipetti un po’ tracotanti e “americanizzati”), fa strage di cuori femminili nel quartiere di San Frediano, tenendo sulla corda contemporaneamente cinque ragazze tutte innamoratissime di lui.
“Il giovane dalle belle ciglia”, lasciato dalla ballerina Mafalda, intreccia una relazione con la matura e ricca modista Bice, mentre si fidanza con la tenera Gina, illudendo anche la bella Tosca e portando via al fidanzato l’ingenua Silvana. Questo girotondo amoroso si concluderà  poi per Bob con un’amara resa dei conti.

Cronache di Poveri Amanti

Cronache di poveri amanti

Regia di Carlo Lizzani
Dal romanzo omonimo di Vasco Pratolini
Con Antonella Lualdi, Marcello Mastroianni, Anna Maria Ferrero, Cosetta Greco, Giuliano Montaldo
Italia, 1954, bianco e nero, 109 min.

Firenze 1925. Nel popolare quartiere dietro Palazzo Vecchio in Via del Corno, abitato da operai e artigiani, uomini e donne comuni, si incrociano gli amori e le speranze, la solidarietà  e il tradimento, sullo sfondo di un’Italia ormai soggiogata dal regime di Mussolini. Mario, un giovane tipografo innamorato della moglie di Alfredo, un pizzicagnolo picchiato da una squadraccia in camicia nera, “Maciste”, il forte maniscalco, e Ugo, il fruttivendolo donnaiolo, si oppongono con ogni forza al dilagare della violenza fascista.
Il film, premiato al Festival di Cannes, fu però osteggiato in patria dalla censura e ostacolato nella distribuzione commerciale.

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